Il Dap4- Be the Boss – Self-confidence is the best outfit fa parte di una mostra organizzata da CDC in collaborazione con Ires Piemonte, che segna la conclusione del progetto ALFa: un percorso di 36 mesi che ha visto 13 enti antitratta collaborare insieme alla Prefettura di Torino per supportare più di 450 persone sottratte allo sfruttamento sessuale. Un progetto di inclusione ed empowerment femminile – finanziato dall’Unione Europea e dal Ministero dell’Interno.
La creazione di questo libro analogico post digitale prevede un processo di scrittura collaborativa che coinvolge le donne sopravvissute alla tratta nella selezione dei versi delle canzoni che più sono solite cantare nella loro quotidianità.
D.A.P 4.0 – Be the Boss, é frutto di un approccio alla scrittura ricombinante come strumento per rappresentare fenomeni complessi del mondo globalizzato, generando al contempo empowerment e azione partecipativa per una comunità che viene resa informata, consapevole e competente.
Lo scopo principale di questa attività creativa collettiva è, in primo luogo, la comprensione esperienziale di fenomeni complessi nel mondo globalizzato, dove l’accesso alle informazioni riguardante il mondo spirituale ed esistenziale delle persone è spesso opaco.
Questo processo di costruzione é caratterizzato in ogni sua fase da una dimensione rituale attorno alla quale raccogliere e acquisire una sensibilità collettiva e un passaggio di informazioni riguardo la sensibilità e l’identità profonda delle donne sopravvissute alla tratta, permettendo a queste ultime di esprimerla in maniera svincolata dalla loro storia di violenza .
Il nome é sempre seguito da un numero che rappresenta le differenti versioni Hardware e i diversi corpus di contenuti che ciascuna ha ospitato.
Il D.A.P. 4.0 riprende e puntualizza il processo già sperimentato con i migranti economici, i richiedenti asilo, i rifugiati politici nelle precedenti versioni
del D.A.P. 3
la raccolta delle voci delle donne sopravvissute alla tratta avviene attraverso un approccio basato sulla socialità, sulla convivialità e sulla musica: é espressione diretta di un sentire intimo e quotidiano e permette alle sopravvissute di esprimere la loro identità al di là del racconto del trauma vissuto.
Grazie all’utilizzo di uno specifico editor, artiste, scrittrici ed operatrici sociali, rileggono e ricombinano il corpus di testi originale. In questa fase vengono anche selezionate le voci e i canti da associare alle interazioni con il testo.
Questa operazione di lettura e scrittura collaborativa mette in relazione due gruppi di donne che non avrebbero altrimenti modo di incontrarsi poiché i rifugi sono luoghi protetti.
Chi partecipa al processo di scrittura collaborativa si approccia alle problematiche legate alla tratta delle donne e nello stesso tempo sperimenta le implicazioni matematiche e le peculiarità della ricombinazione dei testi.
L’autrice si avvale della consulenza di 2 ingegneri che si adoperano nella realizzazione di un nuovo oggetto interattivo. La componentistica elettronica che arricchisce il libro permette di ampliare la lettura generativa con un impianto sonoro in grado di far ascoltare le voci delle donne.
il gioco, l’ascolto e la lettura del libro permettono di scoprire un fenomeno complesso che riflette l’umanità e l’identità degli individui coinvolti.
I tre diversi gruppi di persone entrano in comunicazione tra loro attraverso il coinvolgimento in un atto complesso di scrittura collettiva.