Un laboratorio di fabbricazione a controllo numerico per lo sviluppo di materiali editoriali interattivi, sia multimediali, sia cartacei. Uno spazio dove produrre, giocare e imparare insieme, che offre servizi per la creazione e fruizione di contenuti e al contempo rafforza identità e coesione sociale.
Un luogo aperto e accogliente dove entrare in contatto con la tecnologia e gli strumenti della comunicazione per accrescere consapevolezza, competenza e autodeterminazione.

DIPLOMI ANIMATI| I – L’OCCHIO DELLA BALENA

Venerdì 19 Novembre 2021 in quel del Cinema Massimo di Torino, sede di proiezioni assai distanti da ciò che si è abituati a vedere nei cinema mainstream, sono stati celebrati i giovani talenti che dopo tre anni (2018-2020) presso il Centro Sperimentale di Cinematografia sezione Animazione di Torino, si sono finalmente diplomati. La loro prova ultima è stata la creazione di un cortometraggio animato lavorando in team con i compagni di corso, per potersi considerare professionisti.

Gli animatori sono quella forza artistica e forza lavoro anonima, che non compaiono neanche nei bloopers reel dei Blue Ray, al contrario di qualche cameraman o microfonista di scena, che magari una mezza capatina la fa, giusto per sbaglio.
Detto ciò, nel ventennale della scuola Piemontese, ho tentato di parlare ai veri protagonisti.

Sono stati presentati cinque corti tutti incredibilmente stupendi, creati dalle mani di ragazze e ragazzi altrettanto stupendi. Gaia Rizzi mi spiega come avviene il pitch per il corto di diploma:

“Ogni studente propone due pitch. Siamo una ventina, quindi circa quaranta in totale. Man a mano che le fasi vanno avanti, le proposte accumulano materiali e diventano sempre più chiare; ma la maggior parte viene scartata, e chi non ha una proprio progetto si unisce a quello di qualcun altro.”

Tra i cinque pitch portati a termine, il primo mostrato è intitolato “L’occhio della Balena” di Giorgia Bonora, Francina Ramos, Tess Tagliaferro e Lucia Schimmenti, con Eva Zurbriggen come tutor e Amos Cappuccio alla musica e sound design.

In un Villaggio norvegese delle Isole Lofoten viene ancora praticata la caccia alle balene, una bambina assiste agli ultimi istanti di vita di una Megattera spiaggiata e stabilisce una connessione profonda con il gigante marino. “L’idea è nata da un’immagine vista in sogno da Tess, dove c’era l’occhio di una Balena immensa che si apriva nelle profondità del mare e in cui lei si sentiva sprofondare. Partendo dalle suggestioni scaturite, abbiamo definito la storia” dichiarano le quattro autrici.

“L’idea è stata proposta da Tess a Lucia che subito si è innamorata del progetto e hanno fatto il pitch insieme.
Lucia si è occupata del character design, Giorgia della definizione degli ambienti e Tess e Francina dello Storyboard. […] Il processo di lavoro del film di diploma, è molto dinamico e ci ha permesso di conoscere nel concreto tutte le fasi che concorrono alla realizzazione di un cortometraggio d’animazione.”

La pandemia ha dato forza e motivazione al gruppo, anche se il lockdown è stato imposto in immediata prossimità dall’inizio dei lavori in team. Francina è poi dovuta tornare in Argentina, per cui la distanza sociale si è sommata ad una distanza geografica e organizzativa, nonché di fuso orario.

I giochi di contrasto, uniti ad uno stile scelto con efficacia, restituiscono le Isole Lofoten come un luogo onirico in cui due anime si incontrano. È ancora da considerarsi però un work in progress, dacché mancano piccoli dettagli e una parte di audio.

Saltano subito all’occhio le tinte usate, scale di grigi e toni del blu che contrastano molto tra loro. E poi emerge il giallo della bambina, che si stacca dal resto; in proposito, le autrici dichiarano:

“Abbiamo scelto il giallo per la bambina perché volevamo trovare un colore caldo che non si mescolasse con il paesaggio circostante, dove sono state usate scale di grigi su toni blu che rimandano al freddo e ai colori dei cieli e dei mari dei paesaggi Norvegesi. Il blu e il giallo inoltre sono colori primari ed era importante che tra i due colori si creasse un contrasto.”

Inoltre, rivedono nel giallo il colore dell’innocenza e della luce che caratterizza la giovane e sensibile protagonista, il cui character design, di cui si è occupata Lucia, è stato studiato per comunicare visivamente proprio queste attitudini caratteriali.

Riguardo lo stile grafico le ragazze svelano le proprie ispirazioni: “L’occhio della balena” ha iniziato a prendere forma attingendo direttamente ai loro background personali, scandagliati per trovare il tratto che restituisse le sensazioni della storia con maggiore efficacia; forti contrasti di luci e ombre, il tratto graffiante vicino a Martin Lewis e i corti sperimentali di Regina Pessoa sono tra le loro più dirette ispirazioni.

Martin Lewis, Relics Speakeasy Corner, 1928

Al momento sono tutte impegnate a costruirsi un futuro nel settore, nello specifico Francina dall’Argentina sta lavorando ad un progetto originale chiamato “Polina e il diavolo” che prenderà forma in dieci episodi.

Alessandra Richetto