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Un luogo aperto e accogliente dove entrare in contatto con la tecnologia e gli strumenti della comunicazione per accrescere consapevolezza, competenza e autodeterminazione.

Il Fandom

L’intrusione del fandom sulle scelte di regia della writing room. Come una comunità mondiale interagisce sulla base di una passione condivisa.

Un case history ricostruito da Alessandra Richetto

Che cos’è il fandom? Quali sono le sue dinamiche interne? Per parlarne si può partire da un esempio.

Nel marzo del 2018 Salvini, durante la campagna elettorale, ha citato la Disney affermando che Jennifer Lee (regista di Frozen) stava pensando di far diventare omosessuale il personaggio di Elsa. Come siamo arrivati a Salvini che si lamenta della Disney e di un eventuale personaggio gay?
Nel 2013 la Disney rilascia il film Frozen, il quale, dopo il grande successo agli Academy Awards, ottiene un enorme seguito da parte della comunità Lgbtq+, creandosi una nuova nicchia di fan.


Poco tempo dopo esce il telefilm “The 100“, dove viene introdotto un personaggio, Lexa, estremamente importante all’interno della storia e apertamente omosessuale, dettaglio centrale in un momento storico televisivo durante il quale non si trova facile rappresentazione della comunità Lgbtq sullo schermo. Dal Fandom inizia a farsi spazio l’idea di una relazione amorosa tra Lexa e la protagonista della serie. Il peso di questa ship all’interno della comunità di fan è talmente importante da influenzare anche la writing room, che in questo caso canonizza questa lovestory nella seconda stagione.
Durante il passaggio tra una stagione e l’altra la troupe rivolge alla comunità Lgbtq molte attenzioni e supporto tramite un consistente teasing online, facendo sentire coinvolta e rappresentata quella che ormai era la fetta maggioritaria del Fandom.


Date queste premesse, appare comprensibile la rivolta scatenata dal Fandom alla morte del personaggio di Lexa nella terza stagione.
Si tratta infatti dell’ennesima morte di tutta una serie di personaggi omosessuali sullo schermo, che sembrava non arrestarsi. Una statistica dimostra che in percentuale i personaggi gay nelle serie sono 400 su 18000, e che, oltre ad essere pochi, vengono fatti morire subito. Si pensa che un/a ragazzo/a gay possa essere turbato da come vede rappresentate e raccontate le cose, aggravanti della situazione già di per sé complicata per chi sta scoprendo la propria identità e la propria sessualità.

Parte l’hashtag #Lexadeservesbetter che è stato in top trend mondiale su twitter per tre giorni di fila. Partono i fundraising (Trevor Project) per la comunità Lgbtq. Per questo motivo molto presto il trend topic diventa #WeDeserveBetter.


Tutta la comunità LGBT che guarda telefilm si ritrova in un periodo in cui muoiono tantissimi personaggi omosessuali (la settimana dopo ne muore uno in “The Walking Dead” ).
Nel 2016 i produttori hanno iniziato a preoccuparsi prima di decidere di uccidere un personaggio omosessuale.
Successivamente a questi avvenimenti, viene notato il tweet di una ragazza, la quale ipotizzava una Elsa omosessuale come protagonista del seguito di Frozen. La comunità Lgbtq riversa il proprio malcontento su questo tweet anonimo, facendolo diventare trend topic subito e creando l’hashtag #GiveElsaAGirlfriend. La notizia comincia a diffondersi nei canali più mainstream, nelle testate giornalistiche, nei talkshow americani più famosi.


Come si evolverà la questione Disney-omosessualità? Il contesto (sociale, culturale, politico,…) è pronto ad accogliere la novità?

Ma soprattutto, è ancora possibile una scelta di sceneggiatura che prescinde dalle aspettative e dalla volontà del Fandom? La sua potenza comunicativa e la sua capillarità nel diffondere idee e desideri, la sua forte incisione sulla reputazione del contenuto in questione, ormai non sono più ignorabili da parte degli showrunner.

Camilla Mansi e Federica Zambolin