Un laboratorio di fabbricazione a controllo numerico per lo sviluppo di materiali editoriali interattivi, sia multimediali, sia cartacei. Uno spazio dove produrre, giocare e imparare insieme, che offre servizi per la creazione e fruizione di contenuti e al contempo rafforza identità e coesione sociale.
Un luogo aperto e accogliente dove entrare in contatto con la tecnologia e gli strumenti della comunicazione per accrescere consapevolezza, competenza e autodeterminazione.

Le nicchie musicali della Last.FM

Immagina una rete sociale su cui il punto centrale di comunicazione siano i tuoi propri gusti musicali. Niente foto, video o messaggi a caso. Soltanto musica. Adesso, immagina che, attraverso statistiche precise, tu possa organizzare la tua vita discografica in varie categorie, con l’obiettivo di ottenere dei dati interessanti sulla tua cultura sonora. E di più: tu puoi ancora condividerli con la comunità e, così, conoscere altri come te. Questa piattaforma esiste: Last.fm.

La definizione da parte del sito web di Last.fm è un po’ enigmatica: “Un servizio musicale che insegna quel che ami”. Ma Wikipedia è più semplice e ci dice che è “una radio su internet e anche un social network emerso dal suo sito gemello Audioscrobbler nell’agosto del 2005”.

Però, infatti, cos’è e come funziona?

Dopo iscriversi al sito, l’utente è orientato a costruire il suo profilo basandosi su una ferramenta detta “scrobbler” – nient’altro che un plugin collegato alla tua piattaforma musicale più usata (Spotify, Deezer, etc). Essa registrerà, o meglio, farà lo “scrobbling” automaticamente di tutto quello che ascolti, generando i dati che poi potrai esplorare e condividere con gli altri utenti. Il più divertente è riuscire a relazionarsi in base alla musica, trovare persone che abbiano gusti simili e pure altre informazioni pertinenti sul tema, come eventi e concerti.

L’aspetto interessante del Last.fm è quello dell’impatto sulle nicchie musicali all’interno della comunità, derivato dall’uso da parte degli utenti, che generano i propri dati a partire di quel che ascoltano e poi interagiscono coi contenuti prodotti dagli altri. In realtà, nessuno ne fa soldi. È tutto un gioco di distinzione sociale sotto forma di consumo culturale. Se anche suoni o fai parte di un gruppo, sei incoraggiato a promuovere il tuo lavoro autoriale sulla piattaforma, con la possibilità di trovare il tuo pubblico di riferimento. 

Se l’utente è, allo stesso tempo, produttore e consumatore del proprio contenuto, la piattaforma, a sua volta, registra le sue preferenze e cattura la sua attenzione, una controparte a costo zero, ma molto profittevole attualmente: la raccolta di dati. Cioè, un insieme di caratteristiche che sono fondamentali nei concetti di prosumer e piattaforme telematiche, ai quali si riferisce Raffaele Ventura nel suo testo “User Generated Culture”.

Cosa ascoltano i miei amici?

Nel 2015, durante il Festival Lollapalooza São Paulo, in Brasile, la giornalista Marina Tonelli, del portale di notizie UOL, ha deciso di prendere gli spettatori in giro. Le è venuta in mente l’idea di testare la conoscenza, e anche l’ego, del cosiddetto pubblico “indie-alternativo”, chiedendogli ai ragazzi se loro conoscevano i nomi di alcuni gruppi – tutti infatti inesistenti, soltanto dei nomi fittizi.

“È certo che conosco questo gruppo”, le ha risposto la maggioranza degli intervistati. Una constatazione divertente e rivelatrice sulla generazione che già nasce sotto la pressione di sapere tutto. 

Ma il ritmo di produzione dell’editoria musicale nei tempi dell’internet è imballabile. Attualmente, la musica fatta dall’altra parte del pianeta arriva alle nostre orecchie in solo quattro passi. È quasi istantaneo. Direi organico. Tutti i giorni escono nuove canzoni, cantanti e progetti, e sulla scia dei primi ascoltatori sorgono anche delle scene e nuove estetiche, un vero caos de multiple layers sonore. Processare questo intreccio di informazione è complesso e ha fatto cambiare totalmente quello che in giornalismo chiamiamo credibilità. 

Se prima c’era praticamente un monopolio dalle grandi corporazioni mediatiche, la stampa ufficiale, credibile e detentrice della verità, oggi già questa idea non ci serve più. Preferiamo affidarci uni agli altri che credere nel giornale, nella rivista o nella TV. Quello che, secondo Gloria Origgi, nel suo studio su cosa sarebbe la reputazione su internet, è proprio la spinta per farci imparare più velocemente e pure meglio nell’ambiente digitale.

Nella piattaforma Last.fm, questo filtro proposto dalla mediazione tra i prosumer assume una caratteristica interessante. Alla fine, chi non è mai stato confuso al leggere il line-up di un festival come il Lollapalooza? Sono tanti nomi che possono anche a portare l’udienza a dire che conosce gruppi che in realtà non ci sono.

Il Last.fm, al permetterci di interagire con i dati musicali dei nostri amici e influencers, funziona come validatore di quello che noi stessi stiamo ascoltando. A volte mi prendo viaggiando su universe musicali paralleli al mio attraverso i costumi discografici delle persone che inseguo. Questo atteggiamento mi porta a scoprire un sacco di robe nuove che da solo definitivamente ci vorrebbe troppo tempo. È l’agilità della reputazione dei social. Il filtro del buon senso altrui.

Il concetto di “reputation” su Last.fm è il riflesso diretto dei criteri, oggettivi e soggettivi, usati da noi per definire quello che ci piace e quello che non ci piace nella nostra vita quotidiana. Quello in cui crediamo e anche quello che ci pare disprezzabile. Ci affidiamo di alcuni personaggi virtuali su cui basiamo i nostri gusti. Quando sono stanco di sentire le “mie” canzoni, giro nei profili del Last.fm dei miei amici per cercare qualcosa di inusitato che mi vada. Un gruppo nuovo o genere diverso. Spesso li trovo. Quindi, Gloria Oggi non ha mentito. Siamo la generazione della reputation. 

Ricerca:
Ventura, Raffaele Alberto. “Teoria della Classe Disagiata”. Roma: Minimum fax, 2017.
Last.fm: https://www.last.fm/it/
Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Last.fm
Edge.org: https://www.edge.org/conversation/gloria_origgi-what-is-reputation