Un laboratorio di fabbricazione a controllo numerico per lo sviluppo di materiali editoriali interattivi, sia multimediali, sia cartacei. Uno spazio dove produrre, giocare e imparare insieme, che offre servizi per la creazione e fruizione di contenuti e al contempo rafforza identità e coesione sociale.
Un luogo aperto e accogliente dove entrare in contatto con la tecnologia e gli strumenti della comunicazione per accrescere consapevolezza, competenza e autodeterminazione.

4CHAN, una piattaforma condivisa anomala e poco conosciuta.

La nascita e sviluppo dei social network e dei siti di aggregazione – di individui, notizie, media – ha contribuito in generale allo sfocarsi del confine tra produttore e consumatore già in atto, fornendo ai “prosumer” nuovi tipi di piattaforme di diffusione dei propri contenuti. Che siano consapevolmente distribuiti o aggiunte impulsive al bacino d’indagine dei big data, per nuovi tipi di advertising, poco importa. Ogni tipologia risponde a differenti esigenze che potremmo quasi definire di espressione dato il loro, almeno percepito, focus sull’ individuo. Questione interessante è ciò che accade e come cambiano questi rapporti quando il contenuto del prodotto non ha valore economico di alcun tipo e la piattaforma è sostanzialmente sinonimo di anarchia: 4chan ne è un esempio affascinante e a tratti inquietante. Si tratta di una cosiddetta “imageboard”, un forum nato nel 2003 dalla mente dello studente allora quindicenne Chirstopher Poole. Si basa sulla condivisione di immagini, definito prendendo a modello diversi siti giapponesi (come Futaba Channel), nato per commentare manga e anime, e poi espanso a 72 diverse board divise per argomenti che spaziano dalla politica ai videogiochi.

Interfaccia

La caratteristica fondamentale di questo canale è l’anonimato: risulta impossibile registrarsi con i propri dati personali e di fatto chiunque può contribuire con immagini o commenti. Se si decide di usare una firma identificativa per un post, questa può essere contemporaneamente usata da chiunque altro. Ciò permette a un infinito susseguirsi di contenuti di ogni sorta, che vengono cronologicamente eliminati con il tempo, di essere liberamente controversi e senza filtri. È in questo sottobosco che nascono buona parte dei meme e dei “tormentoni” dell’attuale internet culture che giungono poi filtrati e scremati dai social network più popolari. Questo anonimato non permette di stilare una demografica della sua utenza se non a posteriori, sempre però fidandosi delle discussioni e dei temi che vi si sviluppano (escludendo i cosiddetti “lurker”, ossia tutta quella parte di utenza passiva che legge semplicemente). E’ idea unanimemente condivisa che gli utenti siano prevalentemente maschi (esiste un’utenza femminile ma non si esplicita perché attirerebbe solo attenzioni generalmente non positive, tanto che di base agli “Anon”, con cui sono indicati collettivamente gli utenti anonimi, ci si riferisce sempre al maschile) in una fascia che va tra l’adolescenza e i trent’anni, nerd con conoscenze tecnico-informatiche abbastanza approfondite e, spesso, disagi sociali di qualche tipo. Cosa risulta interessante, è che il contenuto che si produce su 4chan non è di alcun valore per l’industria dei Big data ma è un esempio di come in un contesto che mette a disposizione nell’anonimato le potenzialità in positivo e in negativo del web, lo scambio tra utenti possa avere un impatto sul mondo reale: da qui sono infatti partiti numerosi attacchi informatici di diversa natura, tra il serio e il goliardico, contro multinazionali, siti di diffusione di materiale pedopornografico e persino Scientology, ma anche vessazioni a persone fisiche, minacce più o meno fondate a emittenti televisive, confessioni di omicidio, etc. Tutto questo a testimonianza dei livelli ormai indistinguibili tra ironia e post-ironia tipici di un nuovo linguaggio, anche sociale, dell’era di internet.

4chan vanta, tra le altre cose, il battesimo come fenomeno mediatico del caso Anonymous con tanto di simbolo di Guy Fawkes, per poi arrivare all’eccesso del politically incorrect (questa la definizione di /pol/, famigerato board di discussione politica) e diventare ad oggi covo della cultura InCel del più triste e patetico maschilismo, ma soprattutto del fenomeno Alt-Right, di razzismo e teorie cospirazioniste. Nel rapporto con la nuova estrema destra si ha forse la sintesi di un processo simile a quell’AI di Microsoft che dopo mesi di training sul web inizia ad inneggiare al Terzo Reich: 4chan sarebbe tecnicamente l’aggregatore più libero esistente, ed è uno dei peggiori luoghi di internet. I contenuti degli utenti di 4chan sono così diventati, con l’attecchire dell’alt-right, terreno di una battaglia politica e sociale pop fatta di risignificazione, che parte da Pepe the frog, fumetto improvvisamente diventato simbolo neofascista, al più complesso caso di Qanon: una nuova, ennesima versione delle più classiche teorie cospirazioniste sul Nuovo Ordine Mondiale che ha la pretesa però di collegarle tutte. Si passa dalla Massoneria, al Watergate, agli alieni, si costruisce una narrativa in cui l’amministrazione Trump è la salvezza del genere umano e che viene denominato “the Great awakening”.
I Qanons, per quanto con teorie folli, hanno però un ruolo attivo nei rally politici e, come detto prima, negli attacchi informatici, diventando in breve una delle poche categorie di cospirazionisti borderline che il Bureau ritiene ad alto rischio di terrorismo interno. Il contenuto e gli utenti escono dalla piattaforma: il loro obiettivo è diffondere un’ideologia. Tutto parte però sempre dall’ ambiente digitale, come accade in altri ambiti meno controversi: con un post delirante firmato “Q”, la cui denominazione imita forse una classificazione di documenti di alto profilo negli USA.
C’è chi pensa a un complesso ARG collegato a Cicada 3301 (celebre, nato sempre su 4chan), altri semplicemente stanno al gioco.

Tutti si firmano Q, che diventa una sorta di pseudonimo collettivo, senza generi, classificazioni, etichette. Quelle di cui il mondo reale, di fatto, circonda gli utenti. Sempre per inquadrare gli ipotetici meccanismi interni e contorti di un contesto a tutti gli effetti sociale come 4chan, questa tipologia di esporsi al mondo, è una citazione diretta a una pratica tipicamente anarchica. Qui viene però usato per fare scherzi, compiere gesti politici o pubblicare libri. A questo proposito emblematico è il caso di Luther Blisset, pseudonimo imprestato a mezza Europa negli anni 90 e con cui un gruppo di autori, che poi diverranno parzialmente la fondazione Wu Ming, pubblica un romanzo dal titolo “Q”. E’ poi il Q di Luther Blisset che viene citato dal portavoce di Qanon in merito alla questione, ed è una citazione inquietante che non fa certamente riferimento all’ideologia, ma al metodo che viene preso, divelto e sbeffeggiato, dentro come fuori dalla piattaforma.


Maggie Musso



Riferimenti e per approfondimenti:
*https://en.wikipedia.org/wiki/4chan
*https://www.wired.it/internet/web/2019/08/26/4chan-8chan-alt-right-destra-razzismo/?refresh_ce=
*https://it.wikipedia.org/wiki/Luther_Blissett_(pseudonimo)

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