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Eva.stories- Un caso di storytelling su Instagram

Instagram ha velocemente assunto la nomea di social dai contenuti più frivoli, legati all’apparire, al mettersi in mostra. Questo perché gran parte dei post e delle storie che vengono diffusi su questa piattaforma sono, oggettivamente, uno strumento per suscitare invidia e per mostrare il meglio della propria vita; tralasciando tutti i momenti e le esperienze che non sono degni di vanto.

Data la sempre più grande diffusione di Instagram, tuttavia, (e soprattutto data la grandissima quantità di giovani e giovanissimi che popolano il social) in non pochi hanno scommesso sulla possibilità di diffondere “qualcos’altro”: l’hanno capito gli sponsor che hanno stretto contratti con vari influencer; l’hanno intuito le grandi aziende che, ad oggi, non possono rinunciare ad avere un proprio account, attraverso il quale farsi pubblicità. In moltissimi hanno deciso, infatti, di investire in pubblicità su Instagram, dati i grandi profitti che si possono raggiungere in questa fase e la possibilità di centrare facilmente un target, quello dei giovani, altrimenti molto difficile da conquistare.

Oltre alla pubblicità, tuttavia, è possibile trasmettere su Instagram anche “altro” e a dimostrarlo è il caso dell’account Eva.stories: il primo tentativo di raccontare l’Olocausto su Instagram.
L’idea innovativa è quella di narrare la tragica vicenda di Eva Heyman, una bambina ungherese di tredici anni, che ha realmente vissuto gli orrori dell’Olocausto e si è raccontata attraverso le pagine del proprio diario, e farlo attraverso il meccanismo delle “stories” su Instagram.
A partire dal 13 Febbraio, fino all’ultimo giorno di cui Eva ha lasciato testimonianza, sono apparse sul famoso social delle “stories” (poi messe in evidenza in modo tale che potessero essere fruite anche dopo le consuete 24 ore) nelle quali la ragazza racconta le proprie esperienze ed emozioni, come se gli smartphones e Instagram fossero esistiti nel 1944.
Già dal video di presentazione si può notare la grandissima cura per i particolari che ha caratterizzato il progetto: le vicende vengono messe in scena attraverso attori e scenografie spettacolari, ad accrescere l’effetto di realtà e la conseguente empatia. Le “stories” sono, inoltre, estremamente curate dal punto di vista tecnico: Eva le riempe con hastag, gif e sondaggi, proprio come fanno i suoi coetanei nel 2019.

Quello di Eva.stories è un progetto di Mavi Kochavi, alle quali va il merito di aver tentato di portare l’attenzione dei più giovani sulla questione, attraverso Instagram.

Giulia Gambini
Interactive Storytelling and Art 2019