Carl Gustav Jung (Kesswyl 1875 – Küsnacht, 1961) è stato uno psichiatra, psicoanalista, antropologo, filosofo e accademico svizzero, una delle principali figure intellettuali del pensiero psicologico e psicoanalitico.
Laureatosi nel 1900 a Basilea (Svizzera) in Medicina e Chirurgia, nello stesso anno iniziò a lavorare presso l’Istituto Psichiatrico Burghölzli a Zurigo. Nel 1902 frequentò un semestre di studi a Parigi, seguendo in particolare le lezioni di Pierre Janet. Dal 1904 al 1907 lavorò al concetto di “complessi autonomi” della psiche inconscia attraverso le associazioni verbali. Nel 1907 avvenne la svolta: incontrò a Vienna Sigmund Freud, con il quale intrattenne una fitta corrispondenza, concordando con le interpretazioni freudiane nei confronti dei fenomeni psichici. Promotore con Ernest Jones (neurologo e psicoanalista britannico, pioniere della psicoanalisi freudiana) del primo Convegno di psicologia freudiana (Salisburgo, Aprile 1908), assunse nel 1910 la presidenza della Società psicoanalitica internazionale.
Nel 1912 Carl Gustav Jung pubblicò uno dei suoi testi fondamentali “La libido: simboli e trasformazioni (o Simboli della trasformazione)” dove iniziarono ad essere presenti i primi disaccordi teorici con la teoria freudiana. La situazione di disaccordo precipitò, tanto che, nel 1914, si dismise dalla sua presidenza della Società Psicoanalitica Internazionale e si allontanò definitivamente dal movimento psicoanalitico. Le ragioni di questo distacco, che portano all’istituzione della “psicologia analitica“ sono numerose, sia dal punto di vista teorico che probabilmente dal punto di vista umano tra i due autori. Dalla percezione della sfera sessuale, alla libido, la concezione meccanicista e causale dell’approccio freudiano alla psiche, la percezione dell’Inconscio, il rapporto tra fattori innati e fattori ambientali nella costruzione della personalità, le origini della coscienza e della morale…
Ma quali sono quindi le principali caratteristiche della psicologia analitica?
Si tratta di una tecnica e teoria di derivazione psicoanalitica, che prende anche il nome di “psicologia del profondo“. Dalla psicoanalisi Jung trae il concetto fondamentale dell’esistenza di un Inconscio, ma tra le due concezioni vi è una grande differenza: mentre per Freud la rimozione dell’Inconscio è anzitutto a carico di rappresentazioni mentali di natura sessuale o aggressiva, la psicologia analitica introduce il concetto che anche qualità psichiche positive, ma che vanno a scontrarsi con una data società ed una data cultura, possano essere represse all’interno del’Inconscio. Un secondo elemento che caratterizza le principali distinzioni tra le due teorie è la concezione della Libido: nella psicologia analitica infatti, la Libido, è una pulsione non esclusivamente sessuale, equivale invece ad energia psichica in senso lato, l’uomo quindi non si riduce quindi a pulsioni istintive.
Un ulteriore elemento fondamentale all’interno della psicologia analitica sono i simboli: essi sono per Jung immagini dei grandi fenomeni dell’esistenza, come la maschilità, la paternità, la femminilità, la maternità, l’infanzia, la crescita, l’amore, la morte. L’analisi di questi simboli non consiste nella loro riduzione al pensiero razionale, ma nell’amplificazione dell’immagine alle sue ripetizioni nei miti e nelle religioni dei popoli. I simboli sono per Jung i mediatori tra l’Inconscio personale e l’Inconscio collettivo, un inconscio condiviso da tutti gli uomini. A partire da questo concetto di Inconscio collettivo, Jung definisce delle immagini che con varianti individuali si ripetono in tutti i singoli, in tutti i luoghi, i tempi e le culture: gli archetipi (l’ombra, l’anima e l’animo).
Gaia Cazzuli
nteractive Storytelling and Art 2019