Concetta Carotenuto e Giulia Gambini
Raymond Queneau è stato uno scrittore francese, nato a Le Havre nel 1903 e morto a Parigi nel 1976. Famoso per aver portato fino all’estremo la sperimentazione linguistica e gli esercizi di stile (ispirato, almeno inizialmente, da quanto stavano facendo i surrealisti nell’arte figurativa), Queneau è stato «uno scrittore in continua ricerca di una vitalità espressiva»[1] che si è concretizzata in una serie di opere dal forte carattere “rivoluzionario” e anticonformista.
Di Queneau si ricordano, in particolar modo, gli “Exercices de style” (1947) nel quale lo scrittore racconta la stessa semplice storia in 99 versioni differenti, ognuna rivisitata per mezzo di uno stile diverso, da cui il titolo dell’opera. «Più che la trama, minima, sono le novantanove varianti stilistiche ad interessare il lettore: ci sono quelle enigmistiche (anagrammi, apocopi, aferesi, permutazioni delle lettere, lipogrammi…), quelle retoriche (litoti, metafore, apostrofe, …), quelle con i linguaggi settoriali (geometrico, gastronomico, medico, botanico, …), quelle con i gerghi e le lingue maccheroniche (con anglicismi, francesismi, volgare, ingiurioso…) e le varianti di tipi testuali (testo teatrale, tema scolastico, interrogatorio, poesia tanka, sonetto, telegrafico…).»[2]
Gli “Esercizi di Stile” saranno poi ripresi da Eco che li riproporrà adattando quanto sperimentato alla lingua italiana.
Queneau è stato, insieme al matematico François Le Lionnais, il fondatore dell’OULIPO, Sigla di Ouvroir de littérature potentielle («Opificio di letteratura potenziale»), gruppo fondato nel 1960 «con l’intento di esplorare le potenzialità creative delle regole o ‘costrizioni’ (contraintes) formali e strutturali in letteratura, sia attraverso lo studio di testi già esistenti sia proponendo nuovi modelli operativi.»[3]
All’associazione aderiranno anche altri scrittori e autori famosi come Perec, Calvino e Roubaud.
Tra le opere più significative di Queneau è impossible non citare anche “Cent mille milliards de poèmes” del 1961, uno tra i più importanti e meglio riusciti esperimenti di scrittura combinatoria.
Giulia Gambini
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Raymond Queneau (1903-1976) fu uno scrittore francese del Novecento fondamentale per le sue continue innovazioni linguistiche. Tra le maggiori sperimentazioni troviamo due testi, i quali hanno rappresentato una pietra miliare di molti lavori interattivi.
Primo far tutti è doveroso ricordare “Esercizi di stile” del 1947, il cui contenuto non è altro che ‘Un episodio di vita quotidiana, di sconcertante banalità, e novantanove variazioni sul tema, in cui la storia viene ridetta mettendo alla prova tutte le figure retoriche (dall’epico al drammatico, dal racconto gotico alla lirica giapponese) giocando con sostituzioni lessicali, frantumando la sintassi, permutando l’ordine delle lettere alfabetiche… Un effetto comico travolgente’ (Umbero Eco).
Ciò che interessa all’autore, non è soffermarsi sull’importanza del contenuto, ma evidenziare come nella parola e nella lingua vi siano infinite potenzialità.
La costante ricerca linguistica, che accompagnerà tutte le sue opere, la ritroviamo anche in un altro testo fondamentale per comprendere l’estetica di Queneau: Cent Mille Milliards de Poèmes del 1961, con il quale l’autore non rivoluziona solo il testo, ma anche l’oggetto- libro che lo contiene.
“Questo librettino permette a chiunque di comporre a piacimento centomila miliardi di sonetti; tutti regolari, s’intende. Perché questa è, dopo tutto, nient’altro che una sorta di macchina per la produzione di poesie; e queste sono sì in numero limitato; ma abbastanza da poter permettere in teoria una lettura lunga quasi duecento milioni di anni (leggendo ventiquattro ore su ventiquattro)”. (R. Queneau)
L’oggetto-libro, costruito fisicamente da Robert Massin, non era un’opera destinata alla semplice lettura, ma fu inventata per essere giocata. Composto da dieci fogli, ognuno dei quali ospitava un sonetto, presentava una pagina sfrangiata orizzontalmente, in modo che ogni striscia contenesse un verso e potesse essere sollevata per rendere visibile quelli sottostanti dello stesso ordine. Il lettore può, ruotando le bande orizzontali come delle pagine, scegliere una delle dieci versioni della poesia proposte da Queneau. Tutte le dieci versioni hanno la stessa scansione e le stesse rime e, come già detto, ogni sonetto è assolutamente regolare nella sua forma.
In seguito alla sua pubblicazione, François Le Lionnais conia la formula “letteratura combinatoria”. Con tale termine, questi si riferisce alle pratiche letterarie di cui è costituito il libro, le quali non intendono fissare una volta per tutte la sequenzialità dei brani, ma ne evidenziano la ricombinazione secondo procedimenti formalizzati. In pratica, l’opera combinatoria non nasce per essere letta, bensì giocata.. E’ una concezione letteraria eminentemente relazionale che guida questi autori, e che organizza le loro opere secondo un modello reticolare che mette in crisi la linearità narrativa, spingendola verso una concezione ipertestuale, molteplice e decentrata della ricerca del senso e dei fondamenti della letteratura. (http://www.andreamartines.it/scritti/la-letteratura-combinatoria/introduzione/)
Cent mille miliards de poèmes è un’opera rivoluzionaria che anticipa i principi futuri dell’ipertesto e dei software moderni.
Concetta Carotenuto