di Gaia Cazzuli
Transmedia e crosmedia, di cosa si tratta e quali sono le differenze? Nonostante questi termine vengano spesso confusi o considerati sinonimi, si tratta in realtà di due fenomeni differenti. Mentre con il termine “crossmedia” si intende la capacità di un contenuto di trasmettersi attraverso canali differenti, la definizione del termine “transmedia” risulta più complessa: si tratta infatti di contenuti diversi che concorrono a formare un’unica testualità disseminata ma integrata. Secondo l’accademico e saggista statunitense Henry Jenkins il transmedia si caratterizza per la sua distribuzione mirata e multipiattaforma, che lo porta a costituire un universo narrativo complesso, al cui interno ciò che si racconta si adatta a differenti media in cui ogni mezzo ne aggiunge una nuova porzione, portando così sempre maggiore complessità e connessioni. È seguendo queste modalità che l’universo della fiction si declina indifferentemente tra cinema, vedeogames, merchandising, mobileapps.
La diffusione multipiattaforma dei contenuti consente lo sviluppo di una creatività diffusa e trasversale, cambiano in questo modo i meccanismi di produzione del passato, in cui il consumatore era un soggetto completamente differente rispetto al produttore. Questo meccanismo narrativo porta così con sé la sinergia tra produzione e consumo (nasce infatti in questa visione il concetto di prosumer, nuovo soggetto allo stesso tempo sia consumatore che produttore) dando vita ad una cultura partecipativa convergente. Il prosumer si fa da portavoce della cultura partecipativa, ne è il protagonista: collabora nella costruzione del mondo narrativo, accanto al canone di produzione ufficiale si pongono anche i contributi degli utenti. La produzione diventa così “grassgrot”, dal basso: comunità di fan e community varie agiscono, (ri)creano e fanno girare contenuti mettendo così in crisi il modello tradizionale di distribuzione top-down, portando alla creazione di circuiti di distribuzione alternativi o indie.
Il concetto di “transmedia” riporta all’attenzione quello che è il concetto di contenuto. Si tratta di un elemento fluido, mutevole, che si adatta e cambia in base al mezzo che utilizza. Oggi il contenuto è mutevole, remixabile e spreadable, spalmabile.
Gaia Cazzuli
Interactive Storytelling and Art 2019
Fonti:
“Creatività Digitale – Come liberare il potenziale delle nuove tecnologie” di Giulio Lughi e Alessandra Russo Suppini,
“Cultura Convergente” di Henry Jenkins